domenica 26 maggio 2013

sulla pazienza


C’è un lato del mio carattere che proprio non mi piace. In realtà ce ne sono di cose che non mi vanno però ce ne è una che proprio mi urta ed è il fatto che mi arrabbio facilmente. Poi reagisco apertamente poco ma questo non vuol dire che non mi arrabbi, vuol solo dire che ho imparato, un pochino, a tenerla sotto controllo. Però anche la colite da nervoso non è che possa considerarsi una soluzione del problema. Alla lunga fa arrabbiare anche lei e così si torna indietro invece che andare avanti. È difficile l’allenamento alla pazienza. E poi non è che uno può andare da qualche parte a impararlo o dedicarcisi solo alcune ore, come se fosse un sport, l’allenamento alla pazienza, secondo me, bisogna farlo il più a lungo possibile durante tutta la giornata. Tutte le giornate. Mi son fatta l’idea che per allenarsi alla pazienza imparare ad ascoltare sia un buon esercizio, e ascoltare non è mica sempre facile, bisogna anche imparare a non giudicare e quello è un esercizio ancora più difficile, mica mi vien tanto spontaneo che il limite tra parere e giudizio è sottile, sottilissimo. Questa mattina ho sentito un prete perdere la pazienza, anche domenica scorsa un pochino l’aveva persa ma era stata una cosa moderata (il motivo era sempre lo stesso, la maleducazione e la mancanza di rispetto dei turisti). Domenica scorsa c’era una guida che commentava i quadri in francese a voce molto alta, son stati gentilmente invitati a uscire e tornare quando la messa era finita. Oggi invece ha proprio perso la pazienza. E l’impressione che ho avuto, magari mi sbaglio, è che gli sia dispiaciuto di averla persa, e alla fine della messa ci ha benedetto e se ne è andato. Di solito alla fine ci facciamo un’altra cantatina tutti insieme, oggi, invece, niente canto finale. Sembrava che non vedesse l’ora di andarsene, non ci ha neppure augurato una buona domenica.  Secondo me aveva ragione a perderla, al momento della consacrazione era partita una serie di flash, solo che fa strano sentire un prete dar dello stupido. Ha interro la celebrazione, si è rivolto ai turisti e li ha invitati a sedersi. Ha detto loro che potevano restare, che andava bene se volevano visitare la chiesa durante la messa ma di sedersi e guardarsi in giro in silenzio. E io, dentro di me, ho pensato Ma che bravo, l’altra volta li ha invitati a uscire oggi invece siam coll’accoglienza. Solo che poi, dal momento che mentre parlava loro è partito un altro flash, ha detto che quello che stavano facendo era stupido e che quella fotografia non avrebbe significato nulla per loro perché non stavano né guardando né ascoltando. E appena gli è scappato quello stupido ha smesso di parlare. E ci son stati dei secondi di silenzio che son sembrati lunghissimi. Poi siamo andati avanti. E non so, ma a me, questo prete che ci dà i compiti a casa, a volte anche molto belli come cercare La passeggiata di Chagall  e star un po’ lì a guardarlo, che prega per i suicidi, che gli capita di perdere la pazienza sta simpatico.

3 commenti:

Sere ha detto...

Sai che sta simpatico pure a me? Secondo me è perché ha sgridato i francesi. Tsk, 'sti mangiarane.

latteaigomiti ha detto...

Sere: hai presente quando a Gomez (della famiglia Addams) sentendo parlare Morticia in francese parte la voglia di baciarla? Ecco, a me il francese fa l'effetto contrario. A me quell'effetto lì lo fa lo spagnolo. A me i parlanti quella lingua sembran tutti con la puzza sotto il naso, è anche quello qualcosa su cui lavorare (si chiama un fià di razzismo, ma giusto poco poco ;-D)

Sere ha detto...

Adesso mi tirerò addosso l'odio di tutti i francofili, ma i francesi sono le persone più maleducate e arroganti con cui abbia mai avuto a che fare... e parlano una lingua che è a metà tra il parlare con la bocca piena di patate e una gara di rutti. Ecco.