lunedì 23 dicembre 2013

imprese complicate


Cose facili, come darsi lo smalto alle unghie delle mani, se si ha un gatto curioso e giovane che mentre le fai ti morde il cordino degli occhiali e annusa il barattolino dello smalto, possono diventare delle imprese complicate.

domenica 22 dicembre 2013

aggiornamento


Ogni tanto si studiano, un po’ giocano, ogni tanto si baruffano ma per ora sono entrambi integri. Son divertenti da vedere insieme. Emir ha sette mesi, circa, ma è più grande di Mozzarello che ha un anno più di lui. Era tanto che non avevo un gatto così piccolo, venerdì mi è venuto in braccio e si è messo a giocare con i miei orecchini, dopo un po’ li ho tolti che ne andava della salute del mio collo. Anche alla figlia di una mia amica piaceva molto giocare con i mei orecchini quando era nanissima e la prendevo in braccio, però lei li tirava,  con lei erano in pericolo i miei lobi.

venerdì 20 dicembre 2013

Emir


Oggi dovevo essere in ferie ma poi mi è arrivata una mail con dentro scritto Non è che posso mandarti dei campioni venerdì? E così sono qua. Solo che i campioni non sono ancora arrivati e così mentre preparavo le cose che mi serviranno pensavo al nome per il gatto nuovo. Forse l’ho trovato. Lui all’anagrafe si chiama Luce che, oltre ad essere un nome che non mi piace, lo trovo anche un nome da gatta e non da gatto. È un gatto bianco e nero. Molto bianco e poco nero. Ha qualche macchia nera e la coda. La coda e tutta nera meno la puntina che è un po’ bianca. E allora mentre siglavo le provette mi è venuto in mente Gatto nero, gatto bianco e son venuta al computer a cercare il nome di Kusturica. Mi sa che lo chiamerò Emir.

domenica 15 dicembre 2013

punica granatum


Ieri ero al mercato orientale e ho visto dei melograni, mi è venuta voglia di comprarmene uno. Mentre lo mangiavo, la sera, dopo cena, mi son venute in mente delle pagine dove c’era una mamma che ne mangiava uno con suo figlio, e mi son ricordata anche che stavano attenti a non farne cadere nemmeno un chicco per terra. Ora non mi ricordo se c’era proprio scritto chicco, può anche essere che ci fosse scritto seme, comunque io di chicchi di melograno nel piatto ne ho fatto cadere tanti e qualcuno l’ho trovato per terra oggi, pulendo. Che poi non sarebbe per terra inteso proprio come terra ma sul pavimento. Chissà come hanno fatto loro a non farne cadere neppure un chicco. Son stati proprio bravi.

sabato 14 dicembre 2013

ancora per qualche giorno


Domani doveva arrivare il secondo gatto e invece niente, arriverà giovedì. Me lo ha detto Daniele che saran state le dodici. L’aveva appena saputo. Allora io son andata da Mozzarello che se la stava dormendo sull’ardesia sopra il calorifero, l’ho grattato un po’ dietro le orecchie, lui ha alzato la testa, l’ho grattato sotto il mento, e gli ho detto Te non so se l’hai capito ma rimani gatto unico ancora per qualche giorno.

martedì 10 dicembre 2013

a righe orizzontali


Dal terrazzo del posto dove lavoro si vede un pezzetto di mare e un pezzetto di cielo. È un triangolo. Da una parte c’è malattie infettive, dall’altra un albero, sopra l’infinito. E oggi, verso le cinque e mezza, c’era un tramonto molto bello, un tramonto con tutti i colori dell’arcobaleno. Un arcobaleno a righe orizzontali.

lunedì 9 dicembre 2013

E.T.


Oggi mi è successa una cosa che non mi era mai successa. Una cosa bella, una cosa che mi ha fatto molto piacere. Qualcosina mi era già capitato di scrivere e mi era successo di incontrare qualcuno che avesse letto qualcosa che io, e altri, avevamo scritto ma non avevo mai ricevuto una mail di un lettore. ‘Sta volta sono corresponding author e oggi ho trovato una mail. Lo so benissimo Chi si loda si imbroda, e so anche che dietro quell’articolo ci sono anche altre persone però devo confessare che oggi il mio ego è stato coccolato per bene. E mi sa che E.T. sarà una persona che ricorderò sempre con piacere. Nella mail c’era una domanda e rispondendogli l’ho ringraziato per il suo commento, poi sono andata a curiosare che cosa ha scritto lui e così ho scoperto dove lavora. Vive a Oslo.

domenica 8 dicembre 2013

e io adesso


La bergamasca che è in me questo pomeriggio è saltata fuori e si è comprata una bottiglia di grappa al lampone e io adesso son molto contenta della sua idea.

sabato 7 dicembre 2013

sto diventando


Sto diventando insofferente al menefreghismo. Se guardo con attenzione le cose che mi hanno fatto arrabbiare in questi giorni son giunta alla conclusione che la maggior parte del nervoso che mi faccio in più in questo periodo nasce da cose piccolissime ma che non reggendole più non rimangono per niente piccole. Non sopporto il contenitore Estathé abbandonato sotto il sedile dell’autobus, la mamma che lascia che il figlio salga con le scarpe sul sedile perché tanto è un bambino. Non sopporto la collega che mi dice La prima riga delle lettere della tastiera che c’è al FACS non funziona più, per me non è un problema perché io uso solo i numeri. Non sopporto chi prende le pubblicità che ti danno quando cammini in centro e poi le butta per terra. Non sopporto più chi, giustamente, si dispiace per quello che è successo a Prato ma poi il giorno dopo mi dice Sai che sotto casa mia hanno aperto un negozio di cinesi, questo golf l’ho pagato niente. Non sopporto più che dal panettiere mi diano lo scontrino che il cliente prima di me si è dimenticato di prendere.
Sto diventando molto sensibile alla gentilezza. Se penso alle cose che più mi han fatto star bene questa settimana mi sembra che tra quelle ci siano cose piccole ma che avendomi fatto molto piacere non son rimaste per niente piccole. Mi han fatto piacere gli auguri di buona giornata e buon lavoro che mi sono scambiata con il fisarmonicista che vedo la mattina nel sottopassaggio di Brignole. Mi han raddrizzato una giornata iniziata veramente male l’SMS che mi ha mandato la mia amica C. Di oggi ricordo il sorriso del ragazzo che mi ha venduto un libro in Galleria Mazzini e la gentilezza con la quale la ragazza che lavora al negozio di Emergency mi ha consigliato nella scelta di una collana, Daniele che mi regala un mazzo di fiori, senza nessuna ricorrenza da festeggiare, solo perché a me i fiori in casa piacciono. Mi ha fatto molto piacere una telefonata ricevuta ieri sera che iniziava con Non ho un motivo per chiamarti, avevo solo voglia di sentirti e chiederti come stai. E anche la vicina che incontrandomi due sere fa mi ha chiesto se volevo un passaggio in macchina.

lunedì 2 dicembre 2013

un aplomb stasera


Io avevo detto Un secondo gatto no. Poi avevo detto Un secondo gatto no. Poi, dopo ancora, avevo detto Se proprio vuoi un secondo gatto, e per me rimane un errore che questo è un gatto solitario e fortemente territoriale guarda che patisce, che almeno sia una gatta e guai a te se la castri. Oggi torno a casa, mi stavo ancora togliendo le scarpe e sento Il quindici arriva un gatto nero e bianco. Così mentre appendevo il giaccone, zitta, zittissima, mi è venuto da pensare Son soddisfazioni queste.

domenica 1 dicembre 2013

fuga


Ci sono dei giorni che son così stanca e così nervosa che l’unica cosa che mi tira su e pensare alla prossima estate. Solo che mi sembra un po’ presto per iniziare il conto alla rovescia. Ogni tanto sarebbe bello poter prender su e andarsene, e star soli facendo solo quello che si vuole fare. Per un po’. Per tre o quattro giorni. Sarebbe proprio bello poter soddisfare la propria voglia di fuga.

(mentre scrivevo mi son venute in mente due righe e una foto e, cosa strana, sono anche riuscita a ritrovarle. La foto è lassù le parole sono: Voglio star sola, risponde lei trasognata, quattro giorni da sola. Follia in Col corpo capisco –David Grossman – pag. 23)

mercoledì 27 novembre 2013

martedì 26 novembre 2013

on - off

La scorsa settimana qua c’era lo sciopero dei lavoratori dell’AMT e così in quei giorni, per andare a lavorare e per tornare a casa, ho preso il treno, quando c’era, o meglio, quando non aveva dei ritardi tremendi che non ha senso aspettare cinquanta minuti un treno per fare cinque minuti di tratta. Due volte invece ho preso il taxi insieme a colleghe incontrate sulla pensilina, anche loro con dei problemi a iniziare a lavorare un’ora dopo il previsto. Nella stazione di Sturla, su un muro del sottopassaggio, c’era una scritta, mezza cancellata, avevano messo una macchinetta per timbrare i biglietti e pitturato il pezzo di muro vicino, si leggeva, scritto tutto in stampatello maiuscolo spegni l’iPho, e poi sotto, accendi la rabb.

lunedì 25 novembre 2013

parlo con i virus


Ho il raffreddore, tanto, e una febbrina stupida, di quelle che non te la senti di startene a casa ma che qualsiasi cosa decidi di fare ti costa fatica doppia. Questa sera ho fatto un esperimento: un’intera busta di vellutata carote e patate con dentro una quantità di grana che l’ha resa semisolida, un’aspirina, mandarini (così ho aggiunto della vitamina C). Adesso, sempre ammesso che si riesca a dormire respirando unicamente dalla bocca, provo a dormirci su. Parlarle le ho parlato, Senti pseudoinfluenza, le ho detto, o vieni fuori come si conviene a una vera influenza o te ne vai. Le mezze cose non mi son mai andate troppo a genio. 
(Ho parlato spesso alle cellule e ai batteri, vediamo come me la cavo con i virus)

domenica 24 novembre 2013

l'irrazionale


Rappresento una minaccia per te, vero, amico mio? disse l’uomo alto. A te piacerebbe che il mondo fosse coerente e razionale, no? Non ti interessano i grandi rabbini colmi di poesia e contraddizioni. Ma nel profondo di noi esiste anche l’irrazionale. È la nostra energia motrice, il nostro demone creativo. Pensi che possiamo conoscere il mondo solo sulla base dell’osservazione e della deduzione logica? No, mio buon amico. Nella tua vita non ti è capitato di incontrare qualcuno che descriva le proprie esperienze per immagini anziché per ragionamenti, che parla di cose che non corrispondono a nessuna realtà visibile? L’irrazionale ci rende completi.
Il libro delle luci – Chaim Potok – trad. Mara Muzzarelli – pag. 39

scoperta


C’è qualcuno che ha scoperto che a star sull’ardesia sopra i caloriferi vien su del caldo.

venerdì 22 novembre 2013

i raccontatori di storie


I raccontatori di storie non inventano quello che vogliono, devono attenersi a quello che dice la storia. E a un raccontatore non si può chiedere: “Ma è vera la tua storia? è veramente successo così?”, perché sarebbe una grande offesa. Loro raccontano esattamente quello che dice la storia, non quello che s’inventano loro.
Narratori delle pianure – La città di Medina Sabah – Gianni Celati – pag.79

vediamo oggi

Domenica scorsa ho sentito un pezzetto di Luca (San) che, ammesso che abbia capito giusto, diceva che bisognerebbe lavorar tranquilli. Mi piaceva quel pezzetto, mi piace l’idea che lavorar tranquilli è una cosa giusta. Quasi quasi la provo a far mia, mi dicevo mentre tornavo a casa. Adesso mi è tornato in mente. Ci son mica riuscita io a lavorar tranquilla in questi giorni. Vediamo se almeno oggi ci riesco.

giovedì 21 novembre 2013

a volte


Questa mattina vicino a me, a prendere il caffè, c’era un papà con suo figlio. Il bambino, avrà avuto cinque anni, si volta di scatto e mi pesta un piede così mi è venuta voglia di  far conversazione. Stava mangiando un chiupa chiups, gli ho chiesto a che gusto era e lui per rispondermi me l’ha offerto. No grazie, gli ho detto, ero solo curiosa di sapere a che gusto è. Non mi ha risposto, io gli ho sorriso e bon la cosa sembrava finita lì. Non tutti hanno voglia di far conversazione con gli estranei. Dopo poco mi sento tirare una manica, mi mostra un pacchetto di biscotti e poi indica suo papà. Hai un bravo papà, ti ha regalato anche i biscotti, gli dico. Lui mi guarda, ci pensa su e poi mi dice A volte.

lunedì 18 novembre 2013

spremitura


Se non si è Omero, per scrivere di Troia bisogna esserci stati. Sopra quei binari di allora, conta averci viaggiato a sensi spalancati. Si concede alla parola “esperienza” una saggezza che non possiede. Esperienza è casaccio di incontri nella pressione che la storia maiuscola esercita sulle minuscole. Israel Joshua Singer proviene da questa spremitura.
(Il fratello maggiore – di Erri De Luca – in “La stazione di Bakhmatch” di I. J. Singer)

domenica 17 novembre 2013

Tirolo e Genova (poi dicon che son luoghi comuni)


Oggi, in realtà anche ieri, mi son fatta dei regali. Ieri: parrucchiere (strano ma vero, son passati solo nove mesi dall’ultima volta), dei calzini e dei libri. Oggi: dei tulipani gialli, un salamino, un pezzo di formaggio di malta  malga (la spesa era già fatta, sono un di più, una specie di coccola che solo le persone che aman mangiare possono capire) e delle pastine (che è domenica, fanno festa). E al banco del Tirolo, che c'era in piazza Matteotti, sommando il salamino stagionato e il formaggio spendevo sette euro e trenta e il ragazzo, dopo aver fatto il conto ad alta voce, mi ha detto Facciamo sette. Io non gli avevo chiesto niente, son stata contenta, Grazie gli o detto e poi ci siamo augurati buona domenica. Dal pasticciere invece spendevo dieci e settantotto. Ha moneta? Mi ha chiesto la cassiera, Controllo le ho risposto. Mi son messa a contare e le ho detto Arrivo a settantacinque. Allora le farò tre centesimi di sconto mi ha risposto.

mercoledì 13 novembre 2013

automatismi


Questa mattina ho preso dal comodino occhiali, libro e cellulare ma poi nella borsa ho messo il libro e gli occhiali mentre il cellulare l’ho messo nella custodia degli occhiali. Non si chiudeva così l’ho aperto e ho provato a sistemarlo meglio. Mi sono accorta al terzo tentativo di quello che stavo facendo. Ho corretto, ho salutato Mozzarello e sono uscita. Sull’autobus ero lì che pensavo a quanto sono pericolosi gli automatismi e mi chiedevo Ma la porta di casa l’ho chiusa vero?

martedì 12 novembre 2013

cose vintage, o quasi


Quest’oggi ho corretto le bozze di un articoletto usando per la prima volta un programma. Le poche volte che mi è capitato di correggere bozze l’ho fatto sulla carta, ogni autore se le leggeva, segnava quello che vedeva poi uno metteva tutto insieme e io non ero mai stata quel qualcuno. E oggi mi è venuta nostalgia dei fogli di carta spediti che sì, si diboscava un po’ di più che sì, si allungavano i tempi però, secondo me, era più semplice. Sarà che son poco tecnologica, sarà che mi son da poco abituata a vedere le correzioni su word, quelle su pdf non le avevo mai frequentate. E adesso mi son venute in mente le diapositive. Da quanti anni non si vedono più le diapositive ai congressi? Lì trovo del bello anche in quello che si fa ora; la possibilità di fare cambiamenti all’ultimo momento è un gran vantaggio. Però eran belle. Si andava nella  dove c'erano i caricatori, divisi per giorno, per sessione, e le si metteva nel caricatore, storte. Facevamo dei puntini sulla cornice per poterle orientare correttamente, quelle stanzette erano sempre poco illuminate. La prima volta che mi è capitato di farne erano a sfondo blu, titolo giallo e scritte bianche. Adesso non proietterei mai una cosa fatta in quel modo, con quei colori. Dovrei averne ancora da qualche parte. Son quasi vintage adesso. Tra poco quelle diapo mi faranno lo stesso effetto che mi fanno i colletti delle camicie di mia mamma quando guardo le foto di quando io avevo sei sette anni.

lunedì 11 novembre 2013

ululava


Lo scorso fine settimana ho deciso che era giunta l’ora: bisognava passare all’assetto invernale. E così ho quasi bloccato una portafinestra, ci ho messo davanti dei tavolini, il cestino per la carta voltato e la scaletta Ikea, poi ci ho messo sopra le miei piante grasse. E sono molto contenta di averlo fatto perché questa notte il vento ululava e, secondo me, quel vento avrebbe rotto i rami carichi di fiori e rovesciato i vasi più piccoli. 

 (quel cactus bellissimissimo che si vede in fondo si chiama Furioso e se per caso C. passa da queste parti può vedere quanto è cresciuto. Bello lui, bello di mamma e zia)



venerdì 8 novembre 2013

mercoledì 6 novembre 2013

come mai?

Io oggi mi sono domandata come mai c’è gente che non ha niente di meglio da fare che entrare nella casella di posta altrui. Ma che cosa dimostri entrando nella casella di una persona normalissima, una persona qualunque, e facendo in modo che da quella casella partano mail a tutti quelli che sono nell’indirizzario? chiedevo al mio (alla mia) visitatore (visitatrice) indesiderato (indesiderata). E mi sono risposta che in quella maniera ha dimostrato che è in grado di farlo, che non ha nessun problema a farlo. Bravo (brava), gli dicevo, e son anche contenta che sei una persona educata e che come link mi hanno detto/scritto che hai messo una cosa sui telefonini però, detto tra noi, guarda che ci sono delle cose più belle da fare se si ha del tempo libero a disposizione. Solo che i gusti sono gusti e quindi mi puoi dire che no, non c’è niente di più divertente da fare, e allora io ti chiedo se, dal momento che sei una persona educata, puoi piantarla là, perché è una cosa che mi dà fastidio. Molto. E adesso non so bene che cosa devo fare per fare in modo che non accada una seconda volta, perché io al contrario di te, di queste cose proprio non ne so nulla e non ne capisco nulla.  Però di bello, che a scavare del bello si può trovare, c’è il fatto che io oggi ho ricevuto tante mail di amici e amiche che mi avvertivano della cosa e ne ho approfittato per fare quattro chiacchere con loro. Mi è arrivata anche una mail dalla mia giardiniera preferita e dal suo gattino e anche quella mi ha fatto molto, ma molto, piacere.

domenica 3 novembre 2013

proverbi


Volevo soffiarmi il naso ma non trovavo il fazzoletto. Avere le braghe della tuta senza le tasche ha questo inconveniente: non si sa dove mettere il fazzoletto. Pace, mi son detta, ne prendo un altro e poi si dice La casa prende , la casa rende, salterà fuori. Mia zia non diceva La casa prende la casa rende, diceva una cosa simile che tradotta in italiano è L’angolo rende quello che la mano non prende, lasciava aperta la possibilità del furto. Detto da lei, in veneziano, mi piaceva, io non lo so dire bene, rimango con il mio La casa prende la casa rende. Ho preso un fazzoletto pulito, mi sono soffiata il naso e poi, non sapendo dove metterlo, l’ho infilato sotto il cuscino del divano. Ora è vicino a suo fratello.

sabato 2 novembre 2013

coi coccodrilli

Ieri sera ho superato una donna che stava palando con il suo cane. Era un cane grosso, di quelli che assomigliano a Sansone dei fumetti, ma un Sansone nero e cucciolo. Grande era grande, ma si vedeva che era un cucciolo. Lui tirava il guinzaglio e lei gli diceva Ti mando a giocare con i coccodrilli, così impari a camminare per strada. Peccato non aver ascoltato come andava avanti la conversazione.

venerdì 1 novembre 2013

è venerdì


È un periodo questo che son così stanca che mi stanco solo al pensiero delle cose che devo fare e, sempre questo, è un periodo che le settimane iniziano e finiscono senza che io me ne renda conto. È lunedì e dopo un attimo è venerdì sera e poi, subito dopo, è lunedì di nuovo. Devo guardare il cellulare per sapere in che giorno sono. E oggi non l’ho guardato e mentre stavo uscendo da messa, alla mia vicina di banco, per salutarla, le ho detto Buona domenica, e lei mi ha sorriso e poi mi ha risposto Anche a lei. Mentre pranzavo ripensavo a quel sorriso, un gran bel sorriso, l’avevo notato quando ci eravamo scambiate il segno della pace. Pace, avevamo detto nello stesso momento sorridendoci, però, nel mio ricordo, il secondo sorriso mi sembrava un sorriso diverso. Poi ho capito, bevendo il caffè dopo pranzo ho capito. È venerdì oggi.

venerdì 25 ottobre 2013

pelle d’oca


Oggi ho iniziato un libro e mi sono resa conto, per la prima volta, di come tengo in mano un libro. Non ci avevo mai fatto caso, poi è successo che tutte e tre le volte che l’ho preso in mano ho fatto lo stesso pensiero e così ci ho fatto caso. Io tengo quattro dita della sinistra sotto la quarta, in modo da formare come un piano d’appoggio, mentre col pollice tengo la pagina di destra aperta, lo metto più o meno a metà pagina. La sinistra invece è all’angolo in alto della pagina a sinistra. Le dita della sinistra stanno chiuse, il pollice tiene la pagina aperta. C’è pochissimo contatto tra la sinistra e la copertina del libro. In quella posizione lì il libro che ho iniziato oggi sembra che abbia freddo. Le parole della quarta sono un po’ in rilievo e il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato Questo libro ha la pelle d’oca.

giovedì 24 ottobre 2013

inserimento



(la cosa arancione che è alla finestra che cos’è?)

lunedì 21 ottobre 2013

acronimi


Oggi ho letto degli articoli su una cosa della quale non sapevo molto, anche adesso siamo (io e me stessa) ancora lontane dal saper qualcosa (siam un po’ meno ignoranti però). Facevo fatica. Molta. Poi ho deciso che era ora di mangiare e fare un po’ una pausa da quelle letture. Quando mi sono rimessa, dopo poco, saran state due facciate dopo, ho letto un titolo “Role of the DDR in the regulation of NKG2D and DNAM-1 ligands” e mi sono chiesta Cosa c’entra la repubblica democratica tedesca con i ligandi di NKG2D e DNAM-1? E allora mi son presa un secondo caffè perché, secondo me, stava marcando malissimo. Ha funzionato, mi sembra.
(DDR = DNA damage response)

domenica 20 ottobre 2013

questa mattina sul presto


La domenica mattina, sul presto, c’è un silenzio bellissimo. E questa mattina, sarà che ieri sera sono andata a dormire presto, mi son svegliata presto e l’ho sentito. Ieri sera ho detto a Daniele Metto la sveglia alle nove, buona corsa te lo dico adesso. E invece questa mattina mi sono accorta che si era alzato e mi sono accorta anche che non avevo più sonno così mi sono alzata anch’io. E mentre veniva su il caffè c’era il rumore di Daniele che si preparava, la tele accesa perché ha visto i primi giri della moto GP ma poi, quando è uscito e io ho chiuso la tele l’ho sentito. Si stava benissimo distesi sul divano a leggere con quel silenzio. Poi alle nove è suonata la sveglia, mi sono alzata per chiuderla e mi sono accorta che il silenzio era sparito. Si sentivano dei gabbiani, una macchina che passava, un motorino, poi ho sentito anche il treno. Chissà quando è sparito. Mi son persa il momento della sparizione del silenzio. Chissà qual è stato il primo rumore che è entrato dalla finestra questa mattina.

giovedì 17 ottobre 2013

una decisione


C’è un gatto che mi osserva, fa le fusa e sembra dirmi Ma la pianti lì e vieni a dormire?
Secondo me è un gatto saggio. Ho deciso di ascoltarlo.

domenica 13 ottobre 2013

una cosa successa e una cosa imparata


Cosa stai ascoltando? Ho chiesto a una bambina di seconda media vedendola entrare in sala con le cuffie alle orecchie e l’iPad (o qualcosa che ci assomigliava molto) in mano. Musica dei miei tempi, mi ha risposto. E a me è venuto un po’ da ridere, sapevo che aveva ragione così non le ho neppure chiesto chi erano, tanto quel nome non mi avrebbe detto niente.
Qualche ora dopo a fare un problema di geometria insieme ci siamo divertite, poi mi ha spiegato che cos’è un articolo partitivo (non lo sapevo, mi ricordavo gli articoli determinativi e indeterminativi, gli articoli partitivi mi mancavano). Epica invece non aveva voglia di farla. Peccato, mi sembrava una lettura interessante.

venerdì 11 ottobre 2013

dei libri


Ci son dei libri che quando li finisco mi dispiace di averli finiti, molto, e sono contenta di averli incontrati, molto. E faccio fatica a metterli giù. E mi vien voglia di farli leggere alle persone alle quali voglio bene. È un sentimento strano. Non sono due, uno opposto all’altro, è lo stesso. Lo stesso sentimento con le sue due facce. Anche i sentimenti possono avere due facce, non son solo le monete ad averne due secondo me. Mi è appena successo con La morte dei caprioli belli di Ota Pavel.

martedì 8 ottobre 2013

domenica 6 ottobre 2013

cose esotiche

Alcuni anni fa c’era in laboratorio una ragazza fiorentina e a forza di frequentarla alcune parole che inizialmente mi sembravano parole esotiche avevano finito col suonarmi normali. Io le prime volte che sentivo Babbo o Sicché mi vedevo pezzi di Pinocchio film. Lei diceva Babbo e io vedevo Mastro Geppetto, una cosa  fin fastidiosa, che poi suo papà lo conosco e non assomiglia per niente a Mastro Geppetto. Anche l’uso del passato remoto dopo un due anni aveva iniziato a suonarmi normale, continuavo a non usarlo ma detto da lei non mi suonava più strano. Poi lei è andata a vivere a Berlino e ci siamo viste e sentite pochissimo. Adesso io non infilerei mai in una frase babbo, sicché o un passato remoto ma al passato remoto ci sto rifacendo l’orecchio perché da poco più di un anno lavora con me una ragazza siciliana e anche lei, basta che sia passato un mese, va di passato remoto.

per fortuna esiste il caffé


Ieri sera stavo guardando uno spettacolo di Natalino Balasso al computer e la cosa a Mozzarello non piaceva per niente. All’inizio non capivo bene se non gli piaceva Balasso, se gli dava fastidio la sua voce o non gli piaceva il fatto che io stessi al computer, comunque sia lui era disteso sulla tastiera e da lì non si schiodava. Ho provato a metterlo vicino al computer e a fargli delle carezze. Niente. Se mi alzavo lui mi seguiva, se tornavo al computer si ridistendeva sulla tastiera. Non si riesce a vedere nulla se si ha un gatto disteso sulla tastiera di un portatile. È un gatto intelligente, alla fine è riuscito a farsi capire benissimo anche da una tonna come me. Abbiamo giocato con un topolino giallo fosforescente. Questa mattina ho acceso il computer e non c’era più la barra dei programmi che io tengo sotto lo schermo. Distendendosi era riuscito a schiacciare dei tasti a me ignoti e a metterla a scomparsa, solo che il caffè non era ancora andato in circolo e allora il mio primo pensiero è stato Ma adesso mi tocca aprire i programmi andando ogni volta a cercarli in applicazioni? Poi per fortuna mi son svegliata e ho rimesso la barra al suo posto, fissa.

sabato 5 ottobre 2013

Ottina? Ottavina? Ottaria?


Non ho finito ma sono a buon punto. Martedì sono passata dal CRAL per regalarmi l’abbonamento a teatro anche quest’anno. Sempre lo stesso teatro, che poi son due, sempre posto libero, sempre otto spettacoli. Venerdì tornando a casa son passata da teatro mi son fatta trasformare il foglietto che mi hanno dato nell’abbonamento vero, ho preso anche il programma. Oggi invece ho iniziato a guardarmelo con calma e a scegliere gli spettacoli. Scegliere i primi cinque è stata la parte facile del gioco. All’inizio è l’attore che mi fa scegliere. Marco Paolini, Ascanio Celestini, Eros Pagni, Gabriele Lavia e Moni Ovadia. L’ordine è quello del cartellone anche se Paolini resterebbe lì anche cambiassi ordine e li metessi in ordine curiosità di andare a vederli. Leggere il libro del programma è un po’ come leggere le quarte di copertina. A volte c’è un po’ di trama, a volte ci sono pezzi di recensione, a volte ci sono dei dialoghi. Se si è fortunati e lo spettacolo è già andato in scena si possono trovare anche delle brevi registrazioni sui siti di altri teatri o su you tube, quello è un po’ il corrispondente dei book trailers. Adesso sono a sette chissà chi sarà l’ottavo. Ma un insieme di otto come si chiama? Ottina? Ottavina? Ottaria? Non so se la mia è solo ignoranza o se la parola che sto cercando, senza riuscire a trovarla, non esiste.

domenica 29 settembre 2013

è immergersi in mare


Mi accorgo che lei non respira. Mi fermo, le chiedo perché.
Irene butta in gola un po’ d’aria. Mi dice che stare in ascolto è immergersi in mare. Fa una buona scorta d’aria e sta a sentire. In mare riceve le storie così.
In apnea? E sorrido a un’altra parola greca infilata nel vocabolario.
Da noi, quando un libro è piaciuto si usa dire di averlo letto d’un fiato. Tu sola puoi farlo davvero.
M’impegno a fermarmi per darle un tempo di respiro. Non mi capiterà di nuovo un altro ascolto senz’aria.

Storia di Irene – Erri De Luca – pag. 68

sabato 28 settembre 2013

agiti e qualgie


Ieri ero a fare una cosa lavorativa che mi aveva messo addosso dell’agito. Un agito che è durato dei giorni e in alcuni giorni era un agito costruttivo in alcuni, invece, era di quegli agiti inconcludenti, quelli che mi fanno saltellare da una parte all’altra senza concludere niente se non lo stancarmi. Oggi mi sento in vacanza e l’idea che domani sia domenica e che me ne possa stare a casa a fare quello che voglio, anche niente se non avrò voglia di fare niente, mi fa star bene. Che bello, pensavo e poi mi è venuto in mente che a mio papà piace molto il verbo quagliare e che lo usa spesso al posto di concludere, dice Hai quagliato qualcosa? O Non ho quagliato niente. E io, da bambina, non capivo che cosa c’entrassero le quaglie. Chissà se e cosa quaglierò domani.

martedì 24 settembre 2013

sulle apparenze


Oggi sull’autobus c’erano due ragazzi che parlavano tra di loro di palestre, integratori e roba da mangiare per far massa ma non ingrassare. A un certo punto uno ha detto all’altro Perché capisci che a diciannove anni se prendi tre chili li perdi anche ma a ventiquattro no. A ventiquattro te li tieni dopo. E allora mi son girata per guardare che faccia aveva chi stava parlando. Sembravano normali.

giovedì 19 settembre 2013

attrazioni olfattive


La cartoleria è un negozio che mi attrae. Mi son sempre piaciute le cartolerie. La maggior parte delle cartolerie ha un odore inconfondibile, un profumo di carta, ma diverso da quello che hanno le librerie e ancora diverso da quello che si trova nelle biblioteche. Allora succede che ogni tanto ci entro anche se non è che abbia realmente bisogno di comprare qualcosa. Ci entro perché mi piacciono e poi, dato che son lì, compro qualcosa. Ieri ci sono entrata e c’era una mamma con una bambina, stavan scegliendo delle cornette giganti colorate. L’indecisione era tra una rossa e una verde. Io non sapevo che cornette fossero, me lo ha spiegato il cartolaio dopo, quando le altre due clienti erano uscite. Son cornette per i cellulari, mi ha detto. Io invece mi son regalata un pennarello blu che scrive sul vetro (e anche sulla plastica così ci scrivo sulle provette) e che non va via con l’acqua. In realtà son due perché da una parte ha la punta sottile e dall’altra ha la punta grossa. È proprio bello il mio pennarello nuovo. È un po’ come quando iniziavo l’anno scolastico, qualcosa di nuovo faceva/fa festa.

mercoledì 18 settembre 2013

eppure


Io penso che a questa città non mi abituerò mai. Capisco non invadere la casa del vicino, che magari il vicino non ne ha voglia di avere l’altro vicino in casa. Capisco il non piazzarsi nella sala e non schiodarsi ma non suonare un campanello no. A me, per come son stata abituata io, sembra normale che se hai bisogno di qualcosa suoni il campanello del portone del vicino e chiedi. Rimani sul pianerottolo, se non sei in confidenza anche se ti chiedono di entrare rispondi No grazie, non si disturbi, o cose del genere, ma suoni il campanello e parli guardando il vicino in faccia. Mica ti mangia. A me sembra stranissimo che uno che vuol chiedere qualcosa a un vicino esca dal portone e citofoni. Eppure.

lunedì 16 settembre 2013

le scoperte di oggi


Oggi parlando al telefono con mia nipote ho scoperto delle cose. Ho scoperto che in quinta si fanno le verifiche già dalla prima settimana e che questa cosa per le materie nelle quali è un po’ gegnia non è un problema ma in altre un po’ lo è. Poi ho scoperto che hanno cambiato posto a molte classi e così quando la maestra ha chiesto a lei e a una sua compagna di portare una cosa a un’altra maestra loro si erano sperse. E c’era anche un’altra cosa sul sindaco che all’inizio non capivo e che poi era che il sindaco, all’inizio dell’anno scolastico, va in alcune scuole della città e che quest’ anno la loro era una di quelle scuole. E infine ho scoperto una cosa che già avevo scoperto altre volte, una specie di riscoperta: a me, a volte, vivere in due città differenti pesa. 

domenica 15 settembre 2013

solo se


Ieri volevo andare in un posto alle tre e mezza (del pomeriggio) e dal momento che non volevo arrivare tardi e non sapevo che orari facevano gli autobus è finita che sono arrivata con venti minuti di anticipo. Quasi quasi mi prendo un caffè e poi mi fumo una sigaretta, mi son detta, solo che non c’erano bar in zona. C’era però una trattoria aperta, sono entrata, ho salutato e ho chiesto È possibile prendere un caffè? Solo se ha un euro mi ha risposto chi era alla cassa. Andiam bene, ho pensato, L’ho, gli risposto. E secondo me si vedeva che io a quella risposta secca, senza neppure un buongiorno di risposta, c’ero rimasta male perché quando lo stesso signore mi ha portato al banco il caffè ha detto Non ho resto da dare. E allora poi ho capito.

venerdì 13 settembre 2013

io e la mia maglietta avevamo fame


Oggi io e la mia maglietta siamo andate a mangiare fuori. Vedevamo che ci stava salendo un’onda di nervoso e per riuscire a buttarla giù prima che si ingrossasse abbiamo deciso di uscire, pranzare, e tornare indietro a finire quello che stavamo facendo. Così siamo andate al bar che c’è di fronte all’ospedale, abbiamo guardato che cosa era rimasto segnato alla lavagna e abbiam preso un piatto di tagliatelle al ragù. Ci son piaciute, è stata una buona scelta. Anche la maglietta fusiac* questa mattina è stata una buona scelta, la macchia di ragù si vedeva pochissimo. È che son peggio dei bambini e quando mangio capita che mi macchi, e poi al ragù piacciono gli schizzi. O forse era solo che anche la maglietta aveva fame.
(* nel palazzo dove abitano i miei abita anche una bambina molto simpatica e estroversa, l’ultima volta che l’ho incontrata le ho chiesto qual era il suo colore preferito. Fusiac, mi ha risposto.)

giovedì 12 settembre 2013

compiti delle vacanze


Oggi sull’autobus son saliti tre ragazzi che avevan appena comprato dei libri al Libraccio. Uno, agitando tre libri piccini, ha detto Devo farli in tre giorni. Poi si è messo a sfogliarli e ha scoperto che la maggior parte degli esercizi eran già fatti. (Ho curiosato, erano libri per studiare l’inglese). Lui era felicissimo, continuava a dire Che culo che ho. Anche gli altri due continuavano a dirgli Che culo! Ognuno sfogliava un libro e contava quanti erano gli esercizi non ancora fatti. A me veniva da sorridere a vederli. Nessuno dei tre pensava Ma da chi sono stati fatti? Io non so, sarà che considero il copiare un’arte, ma anche adesso, ripensandoci, mi vien difficile pensare che a quattordici, quindici anni non abbiano ancora capito che se si decide di copiare bisogna anche saper scegliere da chi copiare.

lunedì 9 settembre 2013

caccia grossa


Ieri sera, più o meno a quest’ora, è entrato in casa nostra un pipistrello. All’inizio pensavamo che fosse uno ma poi abbiamo capito che eran in due, si vede che stavan volando insieme, il primo è entrato e il secondo l’ha seguito. Poi sono usciti tutti e due, uno dalla cucina e l’altro dal salotto. Non penso che i miei Vai di lì che c’è la finestra aperta, mezzi gridati stando spiccicata contro il muro del salotto, i suoi È in cucina e i salti di Mozzarello abbiamo reso loro la fuga più semplice. Mozzarello è stato proprio bravo, un vero ferocissimo felino, e proprio grazie ai suoi agguati che noi capivamo dov’erano, bastava guardare dove lui guardava, e pensare che io lo prendo in giro e gli dico T’è andata bene a te, hai trovato degli umani domestici che ti dan da mangiare, dovessi fare da solo saresti ancora più magro. Poi lui è andato avanti ancora del tempo a girare per casa cercando di capire dove era andato a finire il gioco più bello che avesse mai visto. Era tutto agitato, ma di un agito bello.

domenica 8 settembre 2013

un'impressione


La settimana scorsa c’era ancora l’orario estivo degli autobus così, quando vedevo sul tabellone che dovevo aspettare il 45, l’autobus che prendo di solito, più di dieci minuti salivo su un 31. Il 31 fa un giro più lungo ma ha due vantaggi: passa lungo il mare e ha l’aria condizionata. È uno di quegli autobus moderni, più lungo di quelli vecchi, con lo snodo a metà, e i sedili ancora integri. E sul 31 ho visto un cartello che sui 45 non c’è. Giocabus, c’era scritto, era della classe che ha vinto il concorso Giocabus. C’era disegnata un’astronauta donna che vagava nello spazio, tra pianeti e stelle, e timbrava il biglietto dell’autobus a una macchinetta anche lei viaggiante nello spazio. Sopra il disegno c’era scritto Un piccolo passo per l’uomo e sotto Un grande passo per l’AMT. E a me son sembrati un disegno e una frase finti, ho avuto l’impressione che dietro quel disegno e quella frase ci fosse un adulto. E poi mi è venuta in mente una puntata di un telefilm che ho visto da poco, una di quelle notti che non dormendo mi alzo e mi guardo un po’ di televisione per farmi venir sonno. C’era la maestra delle elementari che chiedeva all’alunna se suo papà poteva passare nel pomeriggio e poi il papà della bambina passava e la maestra gli chiedeva Sua moglie è via per lavoro in questi giorni? E lui diceva Sì, glielo ha detto mia figlia? E la maestra diceva No. E poi la maestra leggeva i compiti a casa di alcuni alunni e per ultimo il compito della figlia di quel papà. E si capiva perché la maestra gli aveva fatto quella domanda.

giovedì 5 settembre 2013

sull'ospitalità


I nostri cari compagni si alzarono per il rito mentre i loro fratelli sefarditi macinavano chicchi e bollivano il caffè, una specie di bevanda che rinfranca lo spirito e scaccia il sonno, non molto conosciuta in Polonia ma menzionata nello Shulhan arukh. Essi ne offrirono generosamente da bere ai loro fratelli ashkenaziti, così come offrivano loro vino e libri.
Nel cuore dei mari – S. Y. Agnon – a cura di A. Rathaus – pag. 99