martedì 13 marzo 2012

come il telefono senza fili

Le cose raccontate da chi sa di che cosa sta parlando son diverse, arrivan meglio, più dritte, più vere. Almeno a me sembra così. Te ti puoi documentare, poi cercare di capire ma se chi ti sta informando è qualcuno che riporta, magari che riporta il riportato, non è la stessa cosa. Mi sembra che sia un po’ come quando da bambini si gioca al telefono senza fili, però lì è un gioco e tu sai che è un gioco e il gioco consiste nel vedere che cosa salta fuori e si è coscienti che quello che salta fuori spesso non ha niente a che fare con quello che era inizialmente. Da grandi si fa lo stesso gioco senza rendersi più conto che è un gioco. Pensando che sia una cosa seria e che quello che si ascolta sia la verità, o qualcosa di molto simile alla verità. Oggi è passata dal laboratorio una ragazza del Cairo che conosco, abbiamo parlato mentre mangiavamo. Mi ha raccontato che cosa ha visto da novembre a fine febbraio, quale è stata la sua vita in questi quattro mesi, che cosa pensa sia successo e che cosa pensa stia succedendo adesso. La sua rabbia e la sua paura. La voglia di tornare in Italia. A me sembra di aver capito di più in quei quaranta minuti di pranzo insieme che da tanti telegiornali e giornali.

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